Presentazione dell’artista
di Paolo Levi
Roberto Ferrari ha conosciuto la pittura fin dalla propria infanzia, grazie a sua madre, una valente pìttrice e da allora ha sempre dipinto.
La definizione che più si avvicina alla sua personalità è quella di “pittore individualista”. Questo perchè l’artista ha sempre desiderato che le sue opere appartengano a un collezionismo selezionato, in grado di comprendere il senso profondo del suo messaggio, legato indissolubilmente alla cultura spirituale Zen.
Il momento attuale vede Roberto Ferrari esprimersi nella piena maturità creativa, ed è per questo motivo che egli rivolge il suo messaggio spirituale in forme e contenuti accessibili ad un pubblico ampio ed eterogeneo.
il collezionismo di Roberto Ferrari è d’ambito industriale e finanziario, di un certo mondo intellettuale torinese legato alla casa editrice Einaudi.
Il percorso pittorico dell’artista risale alla metà degli anni settanta, un momento che lo trova parallelamente impegnato nel culto della musica, in particolare del violino, strumento che imparerà a suonare con evidenti soddisfazioni.
Rispetto agli artisti contemporanei Roberto Ferrari ama la riservatezza, e questo suo personale modo di interpretare il rapporto con gli altri lo porta a rivelarsi soprattutto attraverso l’amore per la musica, la pittura, e sovente tramite la letteratura e la poesia.
Pur vivendo e lavorando a Torino, l’artista ha sempre provato un grande amore per i viaggi, un interesse che lo ha portato a visitare l’India, il Nepal, la Namibia. Ma forse il soggiorno principale da un punto di vista umano e professionale è da considerarsi quello compiuto a New York City, città dove Roberto Ferrari ha vissuto per cinque anni, frequentando gli ambienti artistici di Soho e del Greenwich Village. L’artista ha avuto contatti con esponenti della sperimentazione americana, scambiando impressioni sulla ricerca artistica e i linguaggi pittorici comuni.
Parlando di rapporti con istituzioni estere, vogliamo ricordare le opere dell’artista esposte in esposizione permanente alla Galleria dell’Arte dell’Ucraina di Lviv e alla sede della Camera di Commercio italo-ucraina di Kiev.
Se New York City ha permesso a Roberto Ferrari di allargare i propri spazi conoscitivi attraverso il confronto con altri pittori, il momento più importante del suo percorso artistico è da ricercarsi nella sua permanenza in India, un paese dove ha potuto conoscere i valori del buddhismo, una filosofia che lo ha portato ad osservare una civiltà basata sul rapporto tra realtà, intesa in questo caso come arte, e vita interiore.
In questo contesto sono quantomai comprensibili i motivi per i quali Roberto Ferrari può essere considerato un caposcuola della pittura in chiave Zen in Italia.
Una condizione, quella di conoscitore dell’animo umano, che ha creato non pochi probleni alla crtitica d’arte italiana quando ha voluto “etichettare” la sua ricerca. Mentre l’informale europeo ed americano a livello di semplificazione critica ha sempre suddiviso tra espressionismo astratto e lirico, possiamo definire la pittura di Roberto Ferrari per comodità di giudizio lirico/informale.